Il volume – realizzato in occasione della mostra “Black Holes”, a cura di Bruno Corà, tenutasi presso la Camera dei deputati – ripercorre la storia dei “Buchi neri” di Michele Cossyro dal 1984 al marzo 2016. Nella sua opera, Cossyro stupisce «per la valenza anticipatrice delle sue ricerche plastiche rivolte a forme particolarmente originali e sorprendenti per l’evocazione di impressionanti fenomeni di cui prima la fisica moderna e successivamente quella contemporanea si sta da tempo occupando – afferma Bruno Corà nel suo saggio critico – in questi giorni in cui si dà l’annuncio al mondo intero del rilevamento dell’esistenza reale delle ‘onde gravitazionali’, cento anni dopo che Albert Einstein le aveva teorizzate e predette con la teoria generale della relatività, non sorprende quasi poter constatare che anche l’arte, come la scienza, ha le sue antenne premonitrici … Se i “buchi” o i “concetti spaziali” di Lucio Fontana, hanno fornito, in modo pionieristico, negli anni Cinquanta una fisionomia ideale all’identità dello spazio siderale e perfino a quello delle particelle – prosegue Corà – ora Cossyro con i suoi black holes si è spinto verso frontiere ancora più estreme».