Una riflessione sull’improvvisazione come strumento di comprensione della realtà, come metodo e procedimento di scoperta corale, condivisa e comunitaria. Più voci, più metodi, più storie a descrivere il senso collettivo di una pratica che diviene essenza nel suo riflettere se stessa come linguaggio. È lo stesso autore, nel prologo, a descrivere questo lavoro come «una sorta di dimora del pensiero. Un luogo fisico, privato e ricco di possibilità». In questa prospettiva, l’auspicio è «Che le parole possano viaggiare rimbalzando sulle immagini e danzando nel labirinto dei segni tracciati come progetto per costruire ed edificare senso».

Un percorso personale e uno stile unico hanno portato Marco Colonna ad affermarsi come uno tra i più interessanti musicisti della sua generazione. Dal 2015 il suo nome compare nelle classifiche di fine anno dei media di settore, tra i migliori suonatori di strumenti a fiato d’Italia. Dal 2017 appare nella top ten dei migliori musicisti jazz italiani stilata dalla rivista Musica Jazz. Docente di Tecniche dell’Improvvisazione presso l’accademia Siena Jazz, ha pubblicato “E mio padre mi disse che non ero normale” (Blònk, 2020) e, insieme ai poeti Alberto Masala e Raul Zurita, “Città Ciudades” (Modo Infoshop, 2022).

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