Fashion News Magazine: Intervista agli Okiees: “Rageen” e la loro inedita forma di concept album
di Alessandra Rosci
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Pubblicato il 19/05/2023
Un progetto decisamente coraggioso, quello che gli Okiees, gruppo musicale di origini catanesi che, formato da Andrea Rabbito (voce, chitarra e professore di Cinema, fotografia e televisione presso l’Università degli Studi di Enna “Kore”), Adriano Murania (violino e musicista dell’Orchestra del Teatro Massimo Bellini di Catania e collaboratore di Carmen Consoli e Franco Battiato), Simone Liotta (tastiere ed elettronica), Mauro Melis (grafica e title design) e l’attore Pippo Delbono (uno dei più autorevoli e rivoluzionari esponenti del teatro contemporaneo), portano a compimento nel loro “Rageen vol.1”.
Quello che è stato prodotto non è un libro, non è neanche un album musicale, e neppure un film. E quindi ci domandiamo cosa rappresenta effettivamente questa opera?
È un’inedita forma di concept album che sposa l’idea della narrazione transmediale di Henry Jenkins, fondendo principalmente l’album musicale con il libro e con il film sperimentale, a cui si aggiungono inoltre poesia, videoarte, narrativa, illustrazione, performance, reading.
Il volume, composto da dodici tracce, parla di corpo oltre che di voce, poiché grazie all’esclusiva tecnologia QR-BOOK™ il volume è abilitato alla fruizione di contenuti multimediali attraverso un QR-Code, che consente di arricchire l’esperienza di lettura estendendone le potenzialità. Si propone dunque l’idea di un nuovo modo di fare e offrire musica, avvertendo la necessità di legare questa espressione artistica ad altri linguaggi, in una dimensione unitaria e complessa, e che vede coinvolto attivamente l’ascoltatore/spettatore/lettore nella costruzione dei vari pezzi del mosaico offerti.
Il progetto edito da Edizioni Kappabit e il film distribuito da Distribuzione Indipendente, rappresentano i vari tasselli che, integrati fra loro, compongono la storia riguardante l’amicizia conflittuale tra Roger Benjamin e il suo compagno Benjamin Rye. Un rapporto tra i due che aprirà le porte ad un viaggio nei lati oscuri dell’uomo, proponendo un percorso introspettivo su una declinazione della figura dell’hostis (il migrante, il diverso, il disagiato, il reietto, il disturbato psichico, il ribelle senza causa), ovvero sull’Altro da Sé, su quello straniero che vive in noi. “Quella rabbia e malinconia che esprimiamo non sono solo del migrante, ma anche di molti di noi, adagiati nel Paese del benessere. Un rageen diverso da quello provato da chi è costretto a scappare dalla propria terra, ma pur sempre vibrante e inteso, e forse più perturbante”, ha dichiarato Andrea Rabbito.
In questo viaggio transmediale l’immagine insieme alla musica e alla narrazione, hanno un ruolo principale: fondono sperimentazione videoartistica con found footage sia nelle illustrazioni del libro, sia nella produzione audiovisiva. Il carattere transmediale è dunque la vera cifra che distingue questa inedita e multiforme sperimentazione, capace di una totale rielaborazione delle tradizionali definizioni di tecniche, medium e linguaggi. Non a caso i testi delle canzoni e di una parte dei reading propongono il personale stream of consciousness di Roger che recupera e altera la lingua inglese (lo stesso “Rageen”, ad esempio, è la crasi tra “rage” e “spleen”), palesando i suoi problemi non tanto cognitivi, ma psichici. “L’incontro tra le nostre riprese e le immagini di repertorio ci ha permesso di essere, da un lato, puramente evocativi, giocando sul piano delle emozioni nella loro relazione con la musica; ma, dall’altro lato, ci ha consentito di fornire una narrazione attenta di ciò che accade ai due protagonisti; ogni immagine scelta è funzionale al racconto, e assume senso nel montaggio con le altre immagini e con la musica, con il testo narrativo, con le illustrazioni”, ha affermato Andrea Rabbito. Quello che gli Okiees hanno messo in chiaro sin da subito è stata perciò la volontà di giocare con i linguaggi, prendersi la libertà, senza temere di alterare e “sporcare” a loro piacimento ciò che usano per esprimersi.
FashionNewsMagazine ha avuto l’onore di intervistare gli Okiees e scoprire qualcosa in più sul loro album Rageen.
–Il nome del vostro gruppo Okiees si offre come alterazione del termine dispregiativo “Okie” rivolto ai migranti provenienti dall’Oklahoma descritti da John Steinbeck in “The Grapes of Wrath”. Ricordate il momento in cui avete deciso insieme di dare questo nome al vostro gruppo. Che significato ha per voi?
“La scelta è stata di Andrea [Rabbito N.d.R.], subito accolta molto positivamente da tutti i membri del collettivo [Adriano Murania, Fabrizio Motta, Mauro Melis, Simone Liotta]. Il nome “Okiees” esprime una forma di dichiarazione d’amore per quella letteratura americana in cui i protagonisti sono gli sconfitti appartenenti ai territori più desolati; letteratura a cui Andrea ha attinto per la scrittura dei differenti testi che compongono il progetto Rageen. Nello stesso tempo il nome Okiees dichiara a quale compagine vogliamo dar voce: quella dei migranti, degli emarginati, degli esclusi, di coloro che subiscono. Ci rivediamo in loro e tramite loro ci vogliamo esprimere; manifestiamo la loro rabbia e il loro malcontento, che poi sono anche nostri, sebbene sorti da motivi differenti. Ricordiamo che noi membri del collettivo siamo quasi tutti siciliani, ovvero i terroni che scapparono, e purtroppo, in forme diverse, tuttora scappano dalla propria terra di appartenenza. Insomma, tra un Okie e un terrone per certi versi la differenza è labile. Noi siamo una delle tante declinazioni di un Okie. Va aggiunta un’altra cosa: anche l’alterazione fatta al termine Okie nasconde un’altra dichiarazione di intenti. Trasformato in Okiees, il termine esprime la libertà nell’uso della lingua inglese che è stata presa nella composizione dei brani, per rispondere più al linguaggio del flusso di coscienza ed essere affrancato dai dettami della grammatica e della ratio; la doppia e, nello specifico, vuole creare un legame con Spleen, termine che, fuso con Rage, dà nome al titolo del nostro progetto Rageen”.
–Il progetto si compone di dodici tracce che integrano differenti generi musicali tra cui indie rock con influenze folk ed elettroniche. Quale è la canzone dell’album a cui siete maggiormente affezionati e che vi rappresenta di più?
“Non è facile individuare un brano a cui essere più legati, perché come collettivo composto da vari soggetti, ciascuno ha un suo personale parere, ma più che altro perché Rageen è un concept album, in cui i vari brani che lo costituiscono sono per noi parti di un intero corpo. Ed è verso l’interezza del suo corpo, verso ogni elemento che lo definisce, che si manifesta il nostro legame affettivo, così come è l’intero Rageen che ci rappresenta appieno, con la sua rabbia e la sua malinconia, con la sua delicatezza e violenza, con la sua dolcezza e malessere”.
–Il canto di Pippo Delbono e i suoi reading in veste del ruolo del Narratore e di Roger Benjamin, accompagnano questo viaggio transmediale. Come è stato collaborare con lui a questo progetto?
“Consideriamo Pippo Delbono uno dei più grandi artisti a livello mondiale, uno dei più profondi interpreti del nostro tempo, un rivoluzionario, un eretico, capace di scardinare le regole e creare meraviglie. Non solo nell’ambito teatrale, ma in tutti i diversi campi artistici in cui ha sperimentato e continua a sperimentare. Per questi motivi lavorare con lui è stato un privilegio, un atto di conquista di realtà profonde, un’acquisizione di conoscenza, una lezione di vita e di arte importante e profonda per la quale gli siamo profondamente riconoscenti”.
–Il primo volume è solo l’inizio della trilogia di Rageen. Cosa dovremmo aspettarci dagli altri due volumi?
“Nei due prossimi volumi porteremo avanti la nostra sperimentazione nel campo artistico, attraverso l’idea di un dialogo tra linguaggi differenti. Come è successo per il primo volume, anche nei prossimi volumi, film, poesia, illustrazione, musica, letteratura, performance, diventeranno unità per il racconto su Roger Benjamin e compagno. Con il primo volume è stato sviluppato il primo atto della storia dei due protagonisti, il loro rapporto di amicizia è mutato in odio, ha prevalso la rabbia di Rog, il suo lato più folle. Nei volumi successivi verrà rappresentato lo sviluppo di questa vicenda sempre attraverso l’idea di transmedialità, sempre con l’idea di fondere e miscelare media e linguaggi differenti per la creazione di qualcosa di nuovo, non facilmente incasellabile nelle classiche aree artistiche e mediali. Ancora oggi ci chiedono se quello che abbiamo realizzato è più un libro, un disco o un film, domanda a cui rispondiamo nella maniera più semplice: quello che abbiamo creato è un’unità complessa dove ogni linguaggio è profondamente legato con gli altri, secondo un concetto di transmedialità e di ibridazione”.
Un nuovo modo di fare e offrire musica è quello che gli Okiees hanno la missione di comunicare, avvertendo la necessità di legare questa espressione artistica ad altri linguaggi, in una dimensione unitaria, complessa ed estremamente interessante.